Pyramid Web Agencyvenerdì 06 giugno 2025
Utilizzo di asterischi e schwa nella comunicazione digitale. Il paradosso dell’inclusione
I caratteri speciali per la comunicazione inclusiva nel web ironicamente escludono una parte del pubblico
Negli ultimi anni, il dibattito sull’inclusività nella lingua italiana ha
acceso discussioni vivaci, spesso concentrandosi sull’introduzione di simboli
come l’asterisco o il carattere schwa per eliminare la connotazione di genere
nelle parole. Le intenzioni dietro queste scelte sono certamente nobili:
cercare di rappresentare tutte le identità e garantire pari dignità attraverso
il linguaggio. Tuttavia, nonostante le buone motivazioni, l’uso di questi
simboli solleva problematiche che rischiano di disattendere proprio il loro
scopo originario, ossia quello di promuovere inclusione.
Chi di mestiere fa comunicazione deve tener conto di tutto questo nella
realizzazione di contenuti per i propri Clienti.
Il Paradosso dell’Esclusione Tecnologica
Uno degli aspetti spesso trascurati è l’impatto che l’uso di asterischi e
schwa ha sull’accessibilità, specialmente per le persone ipovedenti o non
vedenti che si affidano a software di lettura automatica come VoiceOver o JAWS.
Questi strumenti, molto diffusi tra chi possiede disabilità visive, non sono in
grado di interpretare adeguatamente asterischi o lettere come la schwa:
- L’asterisco risulta
tecnicamente “muto”, creando un’interruzione nel flusso di lettura
automatica e rendendo incomprensibile il testo.
- La schwa, al contrario,
viene tradotta letteralmente come “e girata” nei lettori di schermo e
software di sintesi vocale, producendo una continua e frustrante sequenza
di interruzioni fonetiche.
Per un utente ipovedente o non vedente, leggere un documento pieno di schwa
o asterischi diventa un compito arduo e frustrante, che si traduce in un vero e
proprio atto di esclusione. Paradossalmente, ciò che voleva includere tutti,
finisce per penalizzare una parte della popolazione.
Il Ruolo della Legge e delle Direttive Europee
Di recente, l’adozione del European Accessibility
Act (EAA), in vigore dal 28 giugno, ha imposto nuove regole a
tutela dell’accessibilità dei contenuti digitali, incluse le pagine web e
documenti pubblici. Secondo queste normative, i contenuti devono essere
progettati in modo da essere leggibili e comprensibili senza barriere.
L’uso di simboli come asterischi e schwa va chiaramente in contrasto con
questi requisiti. Detto in termini semplici, siti web o documenti ufficiali che
utilizzano questi espedienti rischiano di essere considerati non
conformi alla normativa europea, con possibili conseguenze
legali.
I Divieti come Atti di Inclusione
I recenti divieti imposti dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, così
come da altre istituzioni pubbliche, non dovrebbero essere letti come un
ostacolo all’inclusività. Al contrario, sono un tentativo concreto di
preservare la leggibilità e l’accessibilità del linguaggio per tutti, senza
discriminare nessuno.
La lingua italiana, infatti, offre innumerevoli
possibilità per costruire frasi inclusive, senza
necessariamente alterare la grammatica o introdurre simboli artificiali. L’uso
di espressioni come “la comunità studentesca” anziché “gli studenti” o “le
persone” al posto di termini come “i cittadini” garantisce l’inclusione senza
compromettere la comprensione.
L’Inclusione Come Azione, Non Ostentazione
La vera parità non si raggiunge con artifici simbolici o grammaticali, ma
con azioni quotidiane che dimostrano rispetto, equità e attenzione verso le
persone. L’inclusività è un valore che si vive, non un’etichetta da ostentare.
Se un’azione, per quanto ben intenzionata, crea esclusione e limita
l’accessibilità, forse è tempo di fermarsi e riflettere. La lingua è uno
strumento potente, ma deve rimanere inclusivo per davvero, senza creare
barriere, soprattutto nei confronti delle fasce più fragili della popolazione.
Conclusione
La lingua italiana non ha bisogno di simboli estranei come asterischi o
schwa per essere inclusiva. È già ricca, versatile e straordinariamente
adattabile. Restare fedeli alla sua struttura, trovando soluzioni inclusive ma
accessibili, è non solo un atto di rispetto verso tutti i parlanti, ma anche
una dimostrazione tangibile di inclusione. La strada per l’uguaglianza non
passa dai simboli, ma dalle azioni concrete e quotidiane.
Inclusione, dopotutto, significa non lasciare indietro
nessuno.